Nel 1989 una paziente, affetta da linfogranuloma di Hodgking (un tumore maligno del sistema linfatico), veniva sottoposta a dosi eccessive di radioterapia e per questo sviluppava una patologia che comporta danni al midollo spinale dal quale conseguono, a livelli diversi, disfunzioni motorie sensoriali e del sistema nervoso centrale: la mielopatia trasversa.
La paziente citava quindi in giudizio l’istituto oncologico per essere risarcita dei danni subiti in conseguenza della malattia sviluppata a seguito di radioterapia, effetto collaterale del quale non era stata informata prima di sottoporsi al trattamento radiante.
La sentenza risulta importante soprattutto in tema di consenso informato: anche se all’epoca dei fatti (anno 1989) non erano ancora in vigore le odierne specifiche norme in materia, la Suprema Corte ha riconosciuto i danni derivanti dal non aver preventivamente informato la paziente di tutti i possibili effetti collaterali della terapia alla quale andava a sottoporsi, ivi compresa la mielopatia trasversa. Questo perché il diritto del paziente ad essere informato su tutto ciò che riguarda il trattamento al quale va a sottoporsi è un diritto fondamentale della persona che trova le sue basi nella Costituzione prima ancora che nella legge.
L’istituto oncologico è stato inoltre condannato a risarcire i danni subiti dalla paziente anche perché la dose di terapia radiante somministrata alla donna era assolutamente eccessiva, sproporzionata rispetto al risultato da raggiungere e dunque contraria a qualsiasi criterio di proporzionalità e di prudenza.